MARIA DI NAZARETH
di mons. Óscar Romero, vescovo martire di El Salvador
Avete soffocato l’afflato rivoluzionario di Maria di Nazareth, esaltandone il divino e mettendo da parte la sua umanità. Maria è donna, donna sola con un figlio, vedova in un tempo in cui la vedovanza era un abominio. Era un’ebrea in una terra oppressa dai Romani, rifugiata in Egitto per sfuggire alla persecuzione. Maria fu una profuga. Madre affannata, che spese la vita a seguire un Figlio che talvolta non capiva (Mc 3,21), un folle, suo figlio. Maria, donna libera, che segue per le vie della Palestina il figlio, viaggiatrice, teologa, scrutatrice. Maria donna dell’assemblea, che presiede la celebrazione della Pentecoste secondo i costumi del suo popolo. Statue e immaginette l’hanno legata, rappresentata in posa statica tra nubi e lune, lei che spese tutta la sua vita a camminare, il cui cuore non conobbe tregua. Donna dai sandali consunti per le passeggiate montane, per far visita alla sua parente, per annunciare. Ed è per questo che con tutto il cuore la chiamo “Madre!”. Come la mia mamma era una lavoratrice instancabile e donna del popolo.
Il Vescovo Ivo, oggi per le mamme
La Festa della mamma “non è un rituale inevitabile che si ripete ogni anno, è una dichiarazione di ció che le donne e le mamme significano e fanno ogni giorno per noi. Non solo le donne che sono diventate madri, ma tutte le donne senza le quali le nostre famiglie e case, la nostra convivenza, la nostra società e la nostra Chiesa non potrebbero esistere“: è un passaggio dell’omelia pronunciata oggi (10 maggio), nella giornata dedicata alla mamma, dal vescovo Ivo Muser nella celebrazione in duomo a Bolzano.
Sul ruolo e sulla presenza della mamma, nel giorno della festa a lei dedicata, si è soffermato il vescovo Ivo Muser nella celebrazione di questa domenica (10 maggio) nel duomo di Bolzano ancora a porte chiuse e trasmessa in streaming e radio. “Diventare madre riguarda la vita della donna in un modo straordinario. È una vocazione che racchiude molto più di un semplice prendersi cura“, ha detto il vescovo parlando di legame profondissimo e di impegno duraturo fatto per amore: “Nessuno è più vicino della mamma al mistero, al divenire e allo sviluppo della vita“, ha detto monsignor Muser.
Padri e uomini sono importanti per il loro ruolo nella società, ha aggiunto il vescovo, “e giustamente oggi si ricordano spesso le conseguenze negative quando essi mancano o quando non possono o non vogliono assumersi la loro responsabilità. Ma le madri e le donne sono ancora più importanti e ci influenzano profondamente.“ E qui il vescovo ha citato il teologo Hans Urs von Balthasar, che sul rapporto fra Pietro e Maria e quindi anche sul rapporto fra uomo e donna nella Chiesa ha detto: “Maria possiede qualcos’altro e qualcosa di più.“
Pertanto la Festa della mamma, secondo Muser, “non è un rituale inevitabile che si ripete ogni anno. La considero invece una dichiarazione di ció che le donne e le mamme significano e fanno ogni giorno per noi. Non solo le donne che sono anche diventate madri, ma tutte le donne senza le quali le nostre famiglie e case, la nostra convivenza umana, la nostra società e non ultima la nostra Chiesa non potrebbero esistere e sopravvivere.“ Dopo la celebrazione il vescovo ha acceso una candela nella Cappella delle grazie all’interno del duomo in onore di Maria, la madre più conosciuta, e in segno di gratitudine “per tutte le nostre mamme, che ci stanno ancora accompagnando o che vegliano su di noi dall’altra parte della vita.“ Questa candela accesa, ha concluso il vescovo, “possa accompagnare anche tutte le vittime del coronavirus e i loro familiari che le piangono.“