Ecco la trascrizione e traduzione in italiano della omelia completa del Vescovo Ivo in occasione della S. Messa nella Visita Pastorale alla Parrocchia italiane e tedesca del Duomo, sabato 23.11.2024 alle ore 18:00.
Al posto dell’omelia, mi verranno poste quattro domande e poi cercherò di rispondere a queste quattro domande.
Nel Vangelo di oggi si parla di verità. La verità che testimonia Gesù è in decisa contrapposizione alla menzogna dilagante di oggi. L’uomo può realizzarsi senza Dio, autodeterminarsi ed addirittura sostituirsi a Dio. Come cristiani, come possiamo essere testimoni della Verità ed al contempo amare ed accogliere il nostro prossimo, così apparentemente distante e forte nella propria relativa verità?
Grazie. La verità della quale oggi, nella solennità di Cristo Re, parla il Vangelo di Giovanni non è una verità teorica, una verità che possa essere compresa in modo distanziato. Questa verità si esprime nella relazione. Davanti al giudice, Gesù completamente disarmato, si auto professa come questa Verità. All’inizio del Vangelo di Giovanni, lo sentiremo di nuovo il giorno di Natale, all’inizio del Vangelo di Giovanni professiamo “E il Verbo si è fatto carne”. Possiamo tradurre questo versetto anche così: “E il Verbo si è fatto Verità”. Verità nell’incontro. Verità nella relazione. La verità cristiana non è una teoria, un’idea, un concetto filosofico. La verità cristiana è incontro con una persona. E qui, proprio qui nel Duomo di Bolzano, adesso penso a Josef Mayr-Nusser. E il Duomo di Bolzano deve essere fiero di poter ospitare la tomba di questo nostro martire. Per lui la festa di Cristo Re era una festa del tutto particolare. E una volta in una conferenza ai giovani dell’Azione Cattolica proprio qui a Bolzano diceva: “Noi oggi abbiamo soltanto un’arma. Essere testimoni”. Da noi non sono richiesti spade, soldi, importanza sociale. Noi siamo chiamati ad essere testimoni. La verità cristiana non va difesa, combattuta. La verità cristiana va testimoniata. Essere testimoni di questa verità, di questa persona, di questo incontro. Ciascuno e ciascuna di noi sul proprio posto. Testimoniare ciò che abbiamo capito di questo Gesù. Auguro a tutti noi che ci lasciamo attirare da questa verità. Contro ogni ideologia. Da questa verità, che si fa presente nelle nostre relazioni, attraverso l’Amore.
E ora passiamo alla seconda domanda.
Il tema principale della visita pastorale è: “Un sogno per la nostra Chiesa locale tra 15 anni”. Tra 15 anni avrò 30 anni, forse avrò una famiglia. Il mio sogno è che qui ci sia ancora una parrocchia viva e che la mia famiglia avere una guida pastorale. Posso presumere che ci sia ancora qualcuno che battezzerà i miei figli? Chi mi unirà in matrimonio se vorrò sposarmi? Potrebbe essere che persone teologicamente professionalmente preparate possano assumersi questo compito?
Ti ringrazio per questa domanda davvero bella, perché è una domanda personale che ha a che fare con la tua vita e ovviamente anche con ciò che è importante per te. Una domanda meravigliosa per tutti noi. Esisterà ancora questa parrocchia tra 15 anni? Voglio rassicurarti e toglierti questa paura. Ci sarà qualcuno che battezzerà i tuoi figli, se lo vorrai. Ci sarà qualcuno che ti darà la benedizione del matrimonio se lo vorrai. Non ho questa paura. Ma l’altra domanda che dovrebbe preoccupare tutti noi, soprattutto oggi e in questa occasione è: “Che cosa succederà alla fede cristiana nelle nostre case e famiglie, nella nostra città e nel nostro Paese?” Lo dico in base ad alcuni dati drammatici che ovviamente mi fanno riflettere. In Germania meno del 50% della popolazione è ancora cristiana: cristiani cattolici e protestanti insieme. A Vienna, nel centro dell’Europa, i cattolici sono non più del 40%. E sapete quello che sento spesso dire oggi dalle diocesi italiane, anche dal nostro territorio? Che sono sempre più numerose le famiglie che non fanno più battezzare i propri figli. Questo ci deve preoccupare. Qual è il mio contributo affinché la fede cristiana rimanga viva tra noi? Cosa faccio perché possa sperimentare qualcosa della forza, dell’orientamento e dell’aiuto della fede cristiana? E cari genitori, cari nonni, posso chiedervi: a casa parlate di fede? E quando i tuoi figli ti fanno la domanda: “mamma, cosa ne pensi della fede?” Che risposta ottengono? Alla fine, quello che succederà dopo, dipenderà dalla risposta a queste domande semplici e molto dirette. Questo ci deve preoccupare. E che ciascuno e ciascuna dia il proprio contributo lì dove è, non nascondendo la propria fede, osando parlarne e benedicendo i bambini. Sono così felice di vedere una bambina in grembo a sua madre. Se benediciamo i bambini, se raccontiamo ai bambini qualcosa su cosa significhi la fede per noi, allora non dobbiamo avere paura. Auguro a tutti noi questa convinzione. E poi, te lo posso assicurare oggi stesso, i tuoi figli saranno battezzati e tu potrai sposarti in chiesa se vuoi, cosa che mi procura un’immensa gioia.
E Adesso la terza domanda.
In parrocchia cerchiamo di proporre iniziative per promuovere un’autentica fraternità e vivere con gioia. Non sempre, però, la risposta arriva. Visioni e priorità diverse, impegni familiari, mancanza di entusiasmo a volte prevalgono non portando i risultati sperati. In quale maniera, secondo lei possiamo coinvolgere questi fedeli che operano nella parrocchia per attivarsi con la gioia e con l’entusiasmo necessario?
Grazie. Che sia chiaro, noi tutti ci auguriamo il successo. Quando facciamo qualcosa, quando proponiamo qualcosa, desideriamo anche di aver successo. È profondamente umano. E nonostante tutto, Martin Buber, il grande filosofo giudeo, disse una volta: “Successo non è uno dei nomi di Dio”. E forse qualche volta ci fa anche bene se ci chiediamo: E Gesù, il nostro centro, il nostro pastore, ha avuto successo? Ha avuto successo? Immediatamente, sicuramente no. È la storia di Gesù. E ce lo ricorda proprio anche la solennità di Cristo Re. La storia di Gesù finisce come una storia di un fallito. Dunque, che cosa possiamo fare in mezzo alle tante sfide e so di che cosa ha parlato. Testimoniare con coerenza e con gioia, con entusiasmo ciò che abbiamo capito di Gesù. E sapete di che cosa mi accorgo in questa visita qui a Bolzano, appena iniziata? E ve lo dico stasera con grande convinzione. Stasera alla vostra parrocchia, alla nostra parrocchia, ma lo dico a tutte le parrocchie della nostra città: Guai se non avessimo le parrocchie qui a Bolzano! Guai! La nostra città diventerebbe molto ma molto più fredda. E in questo dobbiamo credere. In tutte le proposte che facciamo in tutte le celebrazioni. Nel nostro lavoro con i bambini, con i cresimati, con i cresimandi. Credere, ma credere davvero! Che abbiamo una proposta bella per la città e per la nostra società. E poi il vostro parroco, conoscendolo, direbbe: “Avanti con gioia”. Avanti con gioia! Penso in questo momento ad alcune proposte che vengono fatte proprio anche in questa parrocchia del Duomo: i Sette Segni, le Dieci Parole. Credete in queste proposte! Allargate queste proposte. E poi vale per tutti noi: un muso lungo non attira. Fare le cose con convinzione. Non pensare sempre ai numeri. Anch’io talvolta lo faccio e sono contento se il Duomo si riempie di fedeli. Ma non pensare soltanto ai numeri. E vi affido una parola che mi aiuta tantissimo. È una parola di Papa Paolo VI: “Più che maestri, il nostro mondo ha bisogno di testimoni”. E se il nostro mondo ascolta ancora i maestri è perché sono diventati testimoni. Questo auguro alla nuova generazione, questo auguro veramente di tutto cuore ai nostri bambini. Che possano incontrare adulti come testimoni, adulti credibili che non pretendono mai dai nostri giovani e dai nostri bambini ciò che noi non facciamo. Dunque credete in ciò che fate anche come parrocchia. Non pensate sempre ai numeri, fate delle proposte valide, sensate e poi: Avanti con gioia!
E adesso ancora l’ultima domanda.
In futuro la nostra parrocchia sarà supportata da sempre più volontari che dovranno farsi carico di sempre più compiti. Già oggi potete vedere che questi hanno raggiunto i propri limiti. Per poter lavorare bene hanno bisogno anche di un sostegno teologico professionale. Pensate di professionalizzare alcuni servizi e, ad esempio, di assumere assistenti pastorali da parte della diocesi, poiché raramente le parrocchie sono in grado di sostenere da sole questi costi?
Grazie mille per la domanda. Questa domanda mi dà innanzitutto l’occasione di ringraziare i tanti volontari che sono qui nella parrocchia del Duomo. I tanti dipendenti che sono qui della parrocchia del Duomo di Bolzano. Il Dekan me lo ha confermato e lo stesso hanno fatto molti di voi durante le nostre conversazioni. Sono ancora in tanti a fare la loro parte. E qui al Duomo di Bolzano tutto il volontariato e la cooperazione sono fortemente presenti. Una benedizione sincera e onesta a tutti. Una parrocchia vive di questo. E oggi, in modo solo rappresentativo, vorrei ringraziare il coro della cattedrale nella domenica di Santa Cecilia per questo importante servizio. E un sentito grazie alla Corale di San Domenico in occasione proprio anche della Festa di Santa Cecilia. Grazie per questo impegno. E ora una parola sugli assistenti pastorali. È vero che le risorse finanziarie nella nostra diocesi sono molto limitate, anche a questo riguardo. Già oggi gli assistenti pastorali non vengono pagati solo dalle parrocchie, ma sono finanziati al 50% anche dalla nostra diocesi. Ma la cifra non può essere aumentata arbitrariamente. Attualmente nella nostra diocesi abbiamo sette assistenti pastorali. Ma ora dirò una cosa che deve farci riflettere ancora di più. Attualmente ci sono due ruoli pastorali rilevanti a cui verrebbero garantiti i finanziamenti e per i quali non si trovano candidati. Questo deve farci riflettere ancora di più. E concludo che le strutture sono importanti, su questo non ci sono dubbi. E anche la Chiesa ne ha bisogno. Naturalmente la Chiesa ha bisogno di uomini e donne che vi lavorino a tempo pieno. E soprattutto ha bisogno di preti, che sono sempre meno. E non ho bisogno di dirvi stasera che questa è una grande sfida per me. Ma oggi vi dico anche qualcosa che probabilmente non avrei detto prima di diventare vescovo. La mancanza di credenti è diventata ancora più grande della carenza di preti e della mancanza di uomini e donne a tempo pieno nella nostra chiesa. E la mancanza di credenti è una mancanza ancora più grande perché in definitiva ci consideriamo popolo di Dio, come battezzati e cresimati alla sequela di Gesù. Vi chiedo questa sera di porvi spesso la domanda: cosa significa per me la fede cristiana? Cosa sono disposto a fare a riguardo? Dove sono disposto a dare il mio modesto contributo affinché una parrocchia e la nostra chiesa possano vivere? E se troviamo una risposta a questa domanda, investiamo nel futuro della nostra chiesa. Non si tratta di strutture esterne. Non si tratta nemmeno di mantenere le nostre strutture. Si tratta di trasmettere la fede. E stasera vi dico cosa mi aiuta a vivere. Non permetterò a nessuno di dissuadermi dal sostenere il fatto che Gesù Cristo non ha rivali ed è per questo che, in definitiva solo per questo, la chiesa è così importante per me. Ecco perché amo la chiesa e tutto ciò che la riguarda. Ed è per questo che mi auguro dal profondo del cuore che nessuno di noi abbandoni, ma piuttosto che restiamo e ci sosteniamo a vicenda. Niente è così importante oggi se non il sostenersi a vicenda: sacerdoti e laici, uomini e donne, giovani e persone con esperienza di vita e al crepuscolo della loro vita. Auguro a tutti noi una gioiosa professione di fede in Gesù Cristo e che sentiamo nel profondo del nostro cuore che si può vivere con Gesù e il Suo Annuncio. E, cosa altrettanto importante, con Gesù e il Suo Annuncio puoi morire con la speranza.
Ecco l’audio originale bilingue dell’omelia del vescovo: