COMUNICATO STAMPA
In questa fase difficile la comunità si trova davanti “a profondi cambiamenti, abbiamo bisogno di un momento di pausa. Non dobbiamo concentrarci sull‘ancora di più, ma andare in profondità, prendersi tempo per ciò che è veramente importante“: è un passaggio della relazione programmatica del vescovo Ivo Muser che oggi (18 settembre) ha aperto a Bressanone il nuovo anno pastorale. Per la Chiesa altoatesina non un 2020/21 di nuovi progetti, dunque, ma impegni essenziali per cui “darsi il tempo“, secondo il tema annuale: la famiglia e i giovani, il percorso della cresima, una spiritualità vissuta, la pastorale della salute e del lutto, le celebrazioni liturgiche, la formazione.
Il programma del vescovo
Un tema, ha esordito il vescovo Muser, che ci confronta con profondi cambiamenti sui quali fermarci a riflettere: “In mezzo a tutte le questioni oggi all’ordine del giorno, non dobbiamo concentrarci sull‘ancora più avanti e sull‘ancora di più, ma andare in profondità, darsi tempo per ciò che è veramente importante, per rafforzarci a vicenda.“ L’invito è quindi a prendersi del tempo per impegni essenziali: monsignor Muser ha citato tra l’altro “una spiritualità radicata, che ci colleghi con il creato e con i nostri simili. Non senza motivo papa Francesco ha proclamato l’anno della Laudato Sì, che vuole incoraggiarci come Chiesa a sentire il grido delle persone ferite e del creato che soffre.“ Il vescovo ha poi rimarcato un’altra questione: “La pandemia ci ha mostrato l’urgenza di una nuova pastorale per la salute e il lutto. I nostri sacerdoti continuano a fare un lavoro importante in tal senso. Non parliamo mai abbastanza di questa pastorale concreta e silenziosa, che non fa notizia. La cura pastorale dei malati, degli anziani, dei moribondi, delle persone in lutto non può e non deve essere delegata al solo parroco. Deve essere la preoccupazione di tutta la comunità parrocchiale.“
Il prendersi tempo nel nuovo anno pastorale, secondo il vescovo, significa anche attenzione alla famiglia (“l’ascolto è ciò che mi auguro in ogni circostanza in cui incontriamo le famiglie. Riconosciamo l’importanza e il ruolo inestimabile della famiglia. La sua forza si mostra soprattutto nell’affrontare la vulnerabilità, pensiamo solo alla crisi da Covid-19 e a tutto ciò che le famiglie hanno già assicurato e sopportato sin qui“) e verso i giovani, che “non hanno bisogno di figure onnipotenti di padre, madre, insegnante o sacerdote, ma di testimoni credibili, persone che li prendono sul serio. Non bisogna essere pronti e perfetti per questo: non eroi infallibili, ma compagni di vulnerabilità.“
Il vescovo ha poi illustrato le recenti nuove linee guida per la liturgia nelle unità pastorali – che da un lato cercano di garantire nel giorno festivo un orario di celebrazione fisso in ogni parrocchia e dall’altro di rafforzare la comunione individuando un luogo in ogni unità pastorale dove celebrare l’Eucaristia in modo stabile – e ha invitato a prendersi il tempo anche per la formazione, “che ci aiuta ad allargare i nostri orizzonti e a promuovere lo scambio di esperienze. Per questo incoraggio a riprendere il filo del Percorso diocesano di formazione.“ Non poteva mancare un passaggio sul futuro delle parrocchie e sulla realtà che cambia il ruolo di sacerdoti e laici e provoca insicurezze: “Nasce la tentazione di definire i ruoli nella concorrenza reciproca e nella polarizzazione. Ma uno sguardo onesto ai nostri limiti ci può aiutare molto. I team pastorali sono un modesto tentativo di andare avanti con i mezzi e le risorse di cui disponiamo oggi“, ha detto il vescovo (il testo integrale: https://www.bz-bx.net/it/news/dettaglio/convegno-pastorale-2020-vescovo-muser.html)
I tre relatori
Tre le relazioni esterne sul tema dell’anno pastorale 2020/2021: Fabrizio Carletti (formatore, consulente nei processi di cambiamento pastorale, tra i fondatori del Centro Studi Missione Emmaus) su “Andrà tutto nuovo. Verso una pastorale antifragile“. La sua sintesi: in un cambio d’epoca è chiesta alla Chiesa una conversione pastorale come atto di fedeltà alla sua missione in un mondo nuovo. Durante il lockdown abbiamo assistito a diverse forme di cambiamento, alcune adattive e altre resilienti. Ma ci sono stati anche germogli di una terza modalità, quella antifragile, che attraverso la pratica del discernimento permette di ripensare con creatività modelli e prassi pastorali.
Isabella Guanzini (teologia fondamentale all’Università di Vienna e filosofia alla Cattolica di Milano, docente di teologia fondamentale all’Università cattolica di Linz) ha parlato di “Tenerezza. La rivoluzione del potere gentile.“ La sua sintesi: il linguaggio della tenerezza appare oggi gravato da una pesante ipoteca, che stempera la sua energia vitale nelle sue intonazioni sentimentali e retoriche e perciò la svuota da ogni effettività sociopolitica o religiosa. La tenerezza ha invece il potere di modificare il nostro incontro con la realtà: è come un modo di percepire e toccare il mondo. La sua forza sta nell’accogliere e non rimuovere la condizione di vulnerabilità che segna ogni esistenza.
Christoph Theobald (gesuita, professore di teologia sistematica a Parigi e membro del comitato scientifico dell’Istituto di scienze religiose di Bologna) ha approfondito il tema “Darsi tempo: perchè e come?“ La sua sintesi: senza il lavoro della memoria e della rilettura non è possibile camminare verso il futuro nello Spirito di Cristo.