“Fu crocifisso, morì e fu sepolto:
discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte.“
Con queste parole la professione della fede cristiana descrive ciò che celebriamo dalla sera del Giovedì Santo fino alla Domenica di Pasqua. È il cuore della fede cristiana e il culmine dell’anno liturgico.
Anche quest’anno la Pasqua non viene a mancare! Anche se davanti alla sfida del coronavirus dobbiamo celebrare in altro modo la Settimana Santa e la solennità pasquale, proprio questa Pasqua ci invita ad essere persone della speranza. Proprio ora! Con la Pasqua le lacrime, il lutto, la malattia, la violenza, il torto, la morte e la tomba, per quanto possano essere opprimenti, non hanno più l’ultima parola. Colui che è stato crocifisso vive: questa professione è il punto di partenza, il fondamento e il centro della fede cristiana.
Grazie a tutti coloro che proprio in questi momenti si mettono al servizio della vita e della comunità! Grazie, caro personale medico e infermieristico, operatrici e operatori sociosanitari. Grazie a tutti coloro che in questi giorni complicati fanno un lavoro eccezionale negli ospedali e nelle case di riposo e testimoniano che ogni vita merita protezione, aiuto e partecipazione. Grazie alle tante persone che assistono tutti i malati e gli anziani sul piano umano, spirituale e sanitario.
Grazie a tutti coloro che in condizioni difficili lavorano per noi nelle forze dell’ordine, nelle strutture sociali, nei negozi, nelle imprese, nei media. C’è bisogno di molti che ora forniscano il loro contributo nei diversi ambiti della vita sociale. Un grazie va anche a tutti coloro che devono assumere le decisioni sul piano politico e sanitario.
Grazie a tutti i volontari nelle organizzazioni umanitarie, nelle associazioni, in gruppi e parrocchie. Grazie a tutti coloro si riuniscono in una grande rete di preghiera: sacerdoti, diaconi, religiosi, donne e uomini nelle nostre parrocchie, famiglie, in preghiera silenziosa. Lo so, siete in tanti!
Esprimo una particolare comunione con quanti stanno soffrendo per non poter visitare i loro cari anziani e malati. Sono molto vicino alle tante persone in lutto, a cui non è possibile nelle attuali circostanze prendere commiato dai defunti con la profonda partecipazione umana e cristiana. Coloro che si sono spenti in questi giorni e settimane li sappiamo al sicuro nelle mani del Signore. Il nostro Dio è un Dio della vita e della risurrezione. Davanti a lui ci sono solo viventi: noi, che siamo ancora in cammino, e i nostri defunti, che hanno già compiuto il passo nella vita piena.
Penso alle molte persone messe duramente alla prova dall’emergenza coronavirus: famiglie, bambini, persone che temono per il loro posto di lavoro, persone che già ora soffrono le conseguenze economiche di questa crisi. Una crisi che colpisce tutti. Siamo tutti sulla stessa barca, Abbiamo bisogno l’uno dell’altro, dobbiamo relazionarci bene uno con l’altro. Ora servono collaborazione, solidarietà, buone parole e tanti segni, grandi e piccoli, di vicinanza e di comunione. Adesso c’è bisogno di molti segni di vita, della speranza che la Pasqua ci può donare.
Invito tutti a celebrare la Settimana Santa e i giorni della Pasqua: in famiglia e nella comunità domestica, nelle comunità religiose. Pregate assieme. Contemplate le narrazioni della Passione e della Pasqua nella Sacra Scrittura. Curate i segni e le usanze di questi giorni speciali e usate anche le molte celebrazioni e i momenti di preghiera che quest’anno saranno trasmessi in misura maggiore dai media. Facciamo rete nella preghiera e nella speranza! Questi sono i giorni più importanti di tutto l’anno. Celebriamoli consapevoli delle condizioni in cui ci troviamo e sapendo che sicuramente hanno molto da dirci.
Tanta forza, coesione, coraggio e gioia di vivere: è ciò che auguro a tutti per questa prima festa tra tutte le feste. Le campane che suoneranno in tutta la Diocesi il Giovedì Santo alle 18, nella Veglia pasquale alle 22 e la Domenica di Pasqua alle 12 annunceranno il messaggio pasquale e saranno un segno udibile di unità. Come segno visibile di comunità che celebra il culmine dell’anno liturgico, vi invito calorosamente a ornare le chiese e le nostre case – dal pomeriggio del Giovedì Santo alla sera della Domenica di Pasqua – con la bandiera biancogialla dei colori pontifici e con le bandiere che per noi hanno un significato. Inoltre, come piccolo ma forte segno della comunione tra tutte le persone nella nostra Diocesi e nella nostra terra, invito nella notte di Pasqua – tra l’11 e il 12 aprile – ad accendere candele e luci alle finestre delle abitazioni, per illuminare all’interno e all’esterno e diffondere la luce della Pasqua. Invito tutti, credenti e non credenti, cristiani e persone di altre confessioni religiose, a partecipare a questa accensione comunitaria della luce pasquale.
La Pasqua non viene a mancare, al contrario! La Pasqua non può venire a mancare, al contrario! Che sia una Pasqua benedetta e piena di speranza. Cristo, il Crocifisso e Risorto, vi benedica tutti. La promessa del Risorto è sempre valida: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).
+ Ivo Muser, Vescovo